Quando sono nato non ho avuto tempo di chiederti quale lato della strada avevi benedetto, ero troppo impegnato a sopravvivere. Così mi sono incamminato per quello in ombra, sul quale non si è visti, ma dal quale si può osservare tutto.
Antizar porta il coltello nello stivale. Una spolverata distratta ai calzoni, il piede appoggiato al muro o sopra un gradino ed è subito nella mano.
Margherita era curva e minuta. Aveva gli occhi chiari e uno scialle sempre indosso, estate e in- verno, che teneva fermo sul petto con la mano come stringesse un monile. Abitava sotto un basso porticato, in un piccolo alloggio che sembrava la tana di una creatura dei boschi.
Non vedevo R. da vent’anni. Non il destino, il caso, ma una precisa scelta aveva posto termine alla nostra amicizia. Non ebbi mai in merito un’esitazione, un ripensamento. Citavo, anzi, il fatto ad esempio di come fosse facile, in gioventù̀, condividere tratti di vita, prima che la vita obbligasse a sé stessi e alla propria natura.
Il vecchio giardiniere dice che la causa potrebbe risiedere negli effetti dell’ombra di certi alberi, come il bosso o il sicomoro. Un insegnante di matematica a riposo, che si dedica a paradossi geometrici, sostiene che, forse, lì è «un punto d’intersezione di tutti i piani di realtà».
I bagni pubblici nel centro di Sofia, un bel palazzo fine impero, colore sole antico, gial- lo ispessito dall’ocra del tempo, ospitano un museo poco visitato. Di fronte, la vasca della fontana è colma d’acqua e libera ad intervalli spruzzi e getti improvvisi.
Ama camminare. Camminare significa procedere nonostante gli ostacoli, nonostante la mancanza. Ogni passo produce energia, aiuta a non spegnere il cuore e la mente, traccia il sen- tiero, disegna il percorso. Non è un Wanderer solitario e malinconico – ogni passo lo avvicina alla meta, alle persone care. Ogni passo lo allontana dal dolore senza cancellare la sua storia.
