L’Incorporea Materialita' del Simbolo

IL VELO
Tra mistero, seduzione, misticismo, sensualità, potere e religione
Filatoio di Caraglio
(28 ottobre 2007-24 febbraio 2008)
L’incorporea materialità del simbolo

Il senso appare sul confine, sul confine si rivela e viene colto. Un confine partecipa due realtà, le separa e congiunge, è permeabile allo sguardo e al sentire. Uno specchio, una tela, la pagina di un testo sono varchi, accessi, superfici sulle quali passano «i misteriosi fantasmi della realtà». Svelano un significato ma, lasciandolo solo balenare, intuire, continuano a proteggerlo.
Il velo è uno dei simboli che ricorrono con maggior frequenza nella storia della cultura. Attraverso la sua incorporea materialità si manifesta il mistero, l’altrove, sembra prendere forma ogni ulteriorità: spirituale e carnale. Un’epifania seducente e inquietante, iniziazione a ciò che è al di qua e oltre la vita. Il velo è confine.
Attributo per eccellenza del femminile, nel costume come nell’iconografia, accompagna una figura che, dai riti iniziatici al grafismo moderno, è essa stessa «terra di confine».

(Mostra e catalogo a cura di Andrea Busto)
Per il tema generale dei rapporti tra rappresentazione e realtà rimandiamo a Ernst Gombrich e al suo ciclo di conferenze «Il mondo visibile e il linguaggio dell’arte», tenuto presso la National Gallery di Washington nella primavera del 1956, i cui materiali sono poi confluiti nel volume Arte e illusione, trad. it. Einaudi, Torino, 1965.
Per l’area della cultura francese e francofona e le linee introduttive si veda AA.VV. Il velo dissolto, Clueb, Bologna, 2001 a cura di Franca Zanelli Quarantini.